Nonostante i paesi più ricchi siano responsabili dell’86% delle emissioni globali di Co2, il peso dei cambiamenti climatici ricadrà - almeno inizialmente - sui Paesi in via di sviluppo, in cui le condizioni già precarie di vita saranno messe in seria difficoltà dalle sfide climatiche. Punte di calore saranno registrate in Afghanistan, dove il calore sarà di circa 18 volte superiore a quello registrato negli anni Sessanta, mentre il Mali dovrà affrontare delle perdite di raccolto di 10 volte superiore rispetto al passato.
Come sottolinea lo studio di Save the Children, uno dei rischi legati alla crisi climatica è l’interruzione dei servizi sanitari e scolastici per i bambini, che a sua volta comporta il rischio aggravare ulteriormente le disparità tra classi sociali e di genere. In questo senso, il rapporto mostra come, in seguito alle inondazioni del 2010, il tasso di abbandono scolastico delle bambine pakistane sia stato di circa il 24% contro il circa 6% dei coetanei maschi.
L’organizzazione, inoltre, affronta gli impegni presi finora per ridurre le emissioni nel quadro dell’Accordo di Parigi, riferendo che, nel caso in cui l’impegno di mantenere l’aumento della temperatura entro i 1,5 gradi fosse rispettato, l’esposizione al calore delle future generazioni diminuirebbe del 45%, il rischio diminuirebbe inoltre del 39% per quanto riguarda la siccità, del 38% per le inondazioni dei fiumi e del 28% per quanto riguarda la perdita dei raccolti, oltre a diminuire del 10% per quanto riguarda le devastazioni degli incendi. Agire ora è quindi fondamentale se vogliamo, per il nostro domani e quello delle future generazioni, un mondo meno caldo e più giusto.