Per quanto concerne l'uomo, le conseguenze di una ripetuta ingestione di aflatossine può portare allo sviluppo di cirrosi e necrosi epatiche, tumori al fegato e alla cistifellea o, in alcuni casi, a delle ripercussioni sul sistema nervoso e al coma. Ciò che però va sottolineato è che sono i bambini i soggetti più a rischio: nel loro caso, infatti, basta la semplice esposizione alle aflatossine – seppur prolungata – a condurre a queste malattie e ad ulteriori complicazioni nella loro fase di sviluppo e crescita.
Il problema principale che ci si trova a fronteggiare è che queste sostanze (impossibili da vedere ad occhio nudo) nascono in modo naturale in ambienti agricoli quali le risaie e i campi di mais, per poi venire servite sulle tavole senza che nessuno ne sia a conoscenza. Come se questo non bastasse, lo sviluppo delle aflatossine è favorito da climi più caldi, e il fenomeno del surriscaldamento globale – già allarmante di suo – peggiora la situazione. I dati attuali suggeriscono che nel corso di questo secolo la temperatura della Terra aumenterà di 2° C, garantendo delle condizioni ottimali per la contaminazione da aflatossine B1 (uno dei più comuni tipi di aflatossine diffuse sul pianeta, abbreviato in AFB1).
Considerando la perentorietà della situazione, gli studi per contenere tali sostanze sono aumentati negli ultimi anni. Fino a poco tempo fa, gli unici metodi noti consistevano in trattamenti fisici (riscaldamento, estrusione, irradiazione e ammonizzazione, per citare alcuni esempi) dei prodotti agricoli, ma ognuno di questi deve tener conto delle proprie limitazioni.
Recentemente, però, è stata presentata una possibile soluzione da alcuni ricercatori dell'Oman, che stavano studiando la questione con alcune piante dell'orto botanico della Sultan Qaabos University.
Gli scienziati omaniti hanno scritto un articolo in cui spiegano come gli oli essenziali estratti dalle piante di Ocimum dhofarense, Zataria multiflora e Heliotropium bacciferum eliminino, rispettivamente, il 67,9%, il 92% e l' 82,6% delle aflatossine B1 presenti nel cibo contaminato, come mostrato nella seguente figura:
Questo dimostra che esistono diverse sostanze naturali (in particolare, tra quelle sopra, la Zataria multiflora, già frequentemente utilizzata nella realizzazione di antibatterici e anestetici) in grado di contenere i rischi delle aflatossine B1. Infatti, nonostante sia molto difficile inibire completamente le AFB1 a causa della loro elevata stabilità chimica, lo studio implica che il livello di tossine rimanente dopo un trattamento di oli essenziali sia molto basso e generalmente non nocivo per la salute.
La conclusione a cui i ricercatori sono giunti è che, per quanto siano necessari ulteriori sviluppi per verificare la compatibilità di questo nuovo metodo con altri tipi di aflatossine, è stato fatto un notevole passo avanti nell'analisi di queste sostanze tossiche, e ora serve solo aspettare che questa idea piuttosto fruibile venga diffusa nelle aziende agricole per contrastare i danni provocati all'organismo da cibi contaminati.
FONTE: Velazhahan, R. et al. Essential oils of Heliotropium bacciferum, Ocimum dhofarense and Zataria multiflora exhibit aflatoxin B1 detoxification potential. All life, Vol 14, Issue 1. First published: 18 October 2021.